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PRESTITI A PROTESTATI E PIGNORATI

Il protesto è l’atto pubblico con il quale il creditore attesta la presentazione di una cambiale o di un assegno al soggetto protestato che si rifiuta di pagare la somma richiesta dal soggetto avente diritto a percepirla.
Di solito, si fa ricorso al protesto quando il debitore non paga un assegno, una cambiale.
In questo caso, il debitore è qualificato come “cattivo pagatore” sia nel caso in cui esegua in ritardo il pagamento delle rate mediante le quali deve restituire la somma presa in prestito più gli interessi che nel momento in cui non paghi proprio nulla.
Il debitore che, purtroppo, diventa cattivo pagatore difficilmente in un prossimo futuro riuscirà ad ottenere un prestito e, a volte, anche i suoi familiari possono incontrare delle difficoltà.
Ad ogni modo, bisogna dire che vi è pur sempre una via d’uscita: infatti, se i soggetti protestati rispondono a determinati requisiti possono accedere al prestito con la formula  della cessione del quinto dello stipendio oppure ad un prestito cambializzato. Il prestito personale, che presenta la formula della cessione del quinto dello stipendio, è un tipo di finanziamento a cui si può accedere agevolmente: il soggetto richiedente deve essere un lavoratore a tempo indeterminato e che sia in possesso di una busta pasta paga mensilmente corrisposta. È importante che vi sia la certezza di percepire, ogni mese, uno stipendio che funga come valida garanzia di solvibilità per l’ente erogante. Se il debitore non dovesse essere in grado di pagare le rate a causa del decesso, allora la garanzia spesso è rappresentata dal trattamento di fine rapporto contrattuale TFR) che è un pagamento differito che il datore di lavoro, solitamente, corrisponde al momento della cessazione del rapporto di lavoro. Al TFR, si aggiunge l’assicurazione che il soggetto richiedente, al momento della firma del contratto di prestito che prevede la cessione del quinto dello stipendio, deve necessariamente stipulare, in quanto è un obbligo previsto dal D.P.R. 180/50.  Questo decreto contiene la disciplina che regola i prestiti contro cessione del quinto dello stipendio.
Di solito, i dipendenti degli enti pubblici, essendo in grado di garantire una busta paga mensilmente pagata che dà certezza di riscuotere i crediti vantati dall’ente erogante, godono di alcuni importanti privilegi, in quanto sono coloro che, in modo immediato, accedono al prestito rispetto ai soggetti che svolgono un’attività di lavoro subordinato presso un datore di lavoro privato.
I lavoratori che svolgono un’attività di lavoro subordinato in forza ad un contratto atipico oppure i lavoratori autonomi, se non provvedono ad eseguire le prestazioni che estinguono le obbligazioni contratte e che consentano di eliminare il protesto, non hanno diritto di accesso al credito.

 

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